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_ speciale mm
ottobre 2002
Malacarne
+ intervista + discografia:
intervista
di Salvatore
"Howty" Patti
Contorno
Nero
Mentre abbiamo nelle orecchie "Malacarne", che prosegue
l'esplorazione delle loro atmosfere oscure, abbiamo fatto una lunga
chiacchierata con Giambeppe Succi, chitarra e voce dei Madrigali Magri.
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"Malacarne" richiama
alla mente idee di oscurità, malvagità, ma anche di carnalità,
temporaneità, labilità. Che cosa c'è in questo disco?
gmb C'è quello che che hai
detto e quello che se ne potrebbe dire ancora. C'è quello che ci
abbiamo messo dentro... Io mi scuso, ma non sono di quei musicisti che
sanno ricamare su quanto è bello e profondo il loro disco... Mi
rendo conto che esiste una tacita regola che vorrebbe me ora impegnato
in una breve tesina in astratto sui significati e i contenuti del disco,
ma preferisco non rispettare una convenzione che per mia indole non mi
calza e non ho voglia di farmela calzare.
Il
nero sembra essere il colore predominante, nel quadro dei Madrigali Magri.
E' così nero il vostro contorno?
gmb
Il nero è l'insieme
di tutti i colori. Il bianco è l'assenza di colore, la mancanza
(...anche se in realtà da un punto di vista puramente teorico sarebbe
il contrario). Usare troppi colori è come non usarne nessuno, come
con le parole. Usare pochi elementi significa operare una scelta sempre
significativa.
Fai delle scelte nette e avrai fatto qualcosa in una direzione che ti
rivela, cioè rivela quello che sei e quello che hai da dire, anche
quando consciamente non lo sai. Insomma, agire è dichiararsi, scoprirsi.
Comunque a proposito di contorno: un cuoco non crea ingredienti, sceglie
ingredienti esistenti e tempi di cottura e ti da la sua versione di un
piatto che in qualche modo esisteva già. Non so se c'entra qualcosa,
ma forse si. .
La
ricerca del minimalismo vi porta verso territori ostici, difficili, ma
anche verso un'espressione pura, liberata degli orpelli. Il passo successivo
dove vi porterà?
gmb
Ti ringrazio di cuore per i
tuoi apprezzamenti che ci fanno onore, ma lasciami aggiungere che la ricerca
del minimalismo è una cosa che ci hanno appiccicato addosso, per
noi la ricerca è quella dell'autenticità, e che il livello
di osticità dipende dal bagaglio di ascolti del singolo
e forse soprattutto dalla sua disposizione allavventura sonora,
passami l'espressione.
Se
sei vergine di ascolti tutto ti sembra nuovo e quello che appena esula
dall'ovvio ti sembra ostico.
Quando avevo più o meno 17 anni, 1986/'87, il mio bagaglio di ascolti
andava dall'hard rock alle forme più estreme del metal e dai Ramones
all'hardcore. Mi consideravo uno piuttosto scafato in quanto ad ascolti
difficili. Un giorno ero a casa di un amico e dalla stanza di suo fratello
maggiore usciva una musica che mi sembrò la cosa più indecifrabile
sgangherata e ostica che avessi mai sentito. Era dura ma in un modo diverso.
Gli chiesi di prestarmi quel disco per dargli qualche ascolto di più
e lo tenni una settimana per capire che cazzo voleva dire. Quella settimana
mi si aprì un mondo.
Quel disco era Swordfishtrombone di Tom Waits. Non sapevo come classificarlo,
lo ascoltai con molta umiltà. Dopo qualche ascolto mi sembrò
la cosa più naturale che si possa concepire, andava giù
come l'acqua. Quel disco è blues.
Troppi ragionano per compartimenti stagni e se non sanno in che casella
ficcarti allora, oggi come oggi, ti definiscono sperimentale
o post rock, ma ragazzi non è una cosa seria... A casa
ho dei dischi 'post rock' del 1971.
Lasciami dire che esistono dischi sperimentali davvero ostici datati 1947
o 1956 (Cage) o 1975 (Metal Machine Music di Lou Reed) andare oltre i
quali sarebbe arduo (e non è una nostra ambizione) e che se cerchi
qualcosa di davvero difficile trovi pane per i tuoi denti tra Nmperign,
Keiji Haino, elettronica astratta, classica contemporanea, monaci tibetani,
canti delle balene e quasar da Ganimede: ascoltatevi trenta minuti di
musica davvero 'altra' o davvero 'intellettuale' e allora magari vi sarà
chiaro cosa intendiamo dicendo che i MM sono pop perché comunque
nella nostra musica ci mettiamo immediatezza e visceralità, non
programmi di destrutturazione fatti a tavolino o piani di terrorismo sonoro.
Se poi invece il punto di riferimento di chi ascolta è il Festivalbar
e le stellette del rock nazionale, allora ok: noi siamo ostici e difficili.
Ma il punto è questo: noi non abbiamo un atteggiamento intellettuale,
non facciamo avanguardia: diamo umilmente a modo nostro la nostra versione
di cose che esistono già. Facciamo la musica del diavolo. E' lui
che ci dice di farla così. Noi siamo solo degli esecutori materiali.
Chiudere
un disco con due pezzi intitolati "Alba" e "Bianca"
è un segnale di mutamento? Un'apertura alla luce?
gmb
Il percorso ideale del soggetto
del disco che si chiama Malacarne parte una notte da una strada di campagna
che si chiama Fontanabuona (è foto di copertina), nei pressi di
Mobercelli, e vaga senza meta fino all'alba. Se sia simbolica in positivo
o no quell'alba che arriva, lo decida ognuno per sé: fatto sta
che risulta che ogni santo giorno ce ne sia una.
La successione degli ultimi tre titoli riprende in sostanza anche il fulcro
del testo di Onda Dura, ovvero: era bianca all'alba diventa
per gioco Era Alba Bianca. E finisce lì. Bianca è la traccia
che manca. Tutti siamo bianchi all'alba. Forse.
Non
siete intaccati dal germe dell'esterofilia: cantate in italiano e perdipiù
i testi sono molto curati, sono una parte fondamentale della composizione.
Quanta urgenza espressiva c'è nei Madrigali Magri, e quante persone
pensate siano pronte ad ascoltarla?
gmb
In
realtà ritengo che per diversi motivi siamo uno dei meno italiani
dei gruppi italiani e il fatto di cantare in italiano non ci italianizza
poi più di tanto, anzi ci sottrae al ridicolo provincialismo nel
quale incorreremmo cercando di esprimere le stesse cose in una lingua
che non è nostra, non essendone capaci.
E poi io amo molto la mia lingua e la ritengo all'altezza (o alla bassezza)
di esprimere qualsiasi cosa una lingua possa esprimere. Proprio perchè
i testi come la musica nascono da una urgenza espressiva, devi usare un
linguaggio che sia già il più possibile tuo, non c'è
tempo per le stronzate o per gli esercizi di stile... Non c'è niente
di vero se nel momento in cui penso ad una parola devo aprire un dizionario.
Il paradosso noto a chiunque ci abbia mai provato è che per conferire
immediatezza ad una espressione occorre un lavoro faticoso. Per farti
un esempio al volo, non userei mai il verbo conferire in una
composizione, ma semplicemente il grado zero dello stesso verbo, cioè
dare.
L'italiano è una lingua che se non la sai governare e piegare può
tradirti, imbalsamarti e sprofondarti nel ricolo proprio mentre cerchi
di esprimere l'opposto. E' una lingua da spogliare, ha troppi orpelli
automatici e residui utili solo ai linguaggi della burocrazia e del banco
di scuola, va forzata e messa a nudo perchè sembri naturale. Persino
certe interviste sui giornali di musica a volte sembrano dettate da un
impiegato del catasto.
Due modi diversi di dire una cosa, ammesso che ce ne siano solo due, risultano
in genere uno falso e uno vero quando li devi dire in un microfono o scrivere
su una pagina. Guarda caso i modi più spogli suonano sempre un
po' più autentici.
Quanti siano pronti a recepire? Suppongo qualcuno si, qualcuno no, qualcuno
la penserà diversamente, qualcuno la pensava già così
nel 1925, qualcuno cambierà idea nel 2012... Tutto questo non ha
nessuna rilevanza.
Anche
la musica è qualcosa al di fuori del consueto e delle mode. Chi
sono i vostri "numi tutelari"?
gmb
Parlo
per me: tagliando con l'accetta direi che ho Tom Waits come padre spirituale,
per quel che mi ha dato in passato gli perdono gli ultimi dischi, e Beth
dei Portishead come anima femminile, tradita dalla P.J. Harvey vestita
per le feste degli ultimi tempi, che stava coi primi dischi nel mio cuore
in sua compagnia.
Poi pescando lontano tra voci e attitudini direi Capitan Beefheart. Lou
Reed di Berlin. La negritudine del blues (troppi nomi), Hendrix, Lemmy
dei Motorhead, Bon Scott dei primi AC/DC.
Venendo avanti direi Mark Hollis, Cat Power, Smog, Hood... Su altri versanti
Tricky, prima del suo recente rincoglionimento totale, l'elettronica,
i Pan Sonic; l'ultimo di Bjork...
In ogni caso, a parte il fatto che non parlerei di numi tutelari, proprio
per il rispetto che porto a questi ed altri artisti penso che nell'agire
li si debba tradire.
Penso che chiunque per essere credibile dovrebbe per prima cosa smettere
di atteggiarsi al ruolo di qualcun'altro. Amare fortemente senza diventare
la cosa che si ama. Rubare a tutti qualcosa se lo senti anche tuo, ma
ricordarsi che tu sei un altro.
Vi
interessate di altre forme artistiche?
gmb
In
generale al cinema, alle arti figurative, alla letteratura di vario genere.
Personalmente negli ultimi anni trovo molto divertente il cimentarmi come
attore. Recitare, a differenza del suonare, non mi costa quasi nulla in
termini di impegno emotivo: è un alibi perfetto per essere qualsiasi
cosa senza alcuna responsabilità per ciò che sei e ciò
che fai. Un personaggio ideato da qualcun'altro, che sa cosa dire, cosa
fare e come farlo. Un vero sicario deresponsabilizzato. Tutto scritto
e programmato. Anche se rivivi emozioni forti il tutto avviene comunque
in un ambiente che si trova al riparo dal reale. Devi solo
fare da medium alle visioni di qualcun'altro.
Riuscite
a suonare con continuità dal vivo? E' importante la dimensione
live per voi?
gmb
Ho
ben due risposte a questa domanda, alla faccia del minimalismo!
1)
Si, intendi quando tutti agitano l'accendino e cantano in coro le nostre
canzoni? E' molto importante per noi perchè una grande famiglia
ecc. ecc. E' anche il momento in cui finalmente possiamo sfoggiare le
pose e gli abiti che abbiamo a lungo studiato ecc. ecc. E' lì che
vedi se un ritornello funziona ecc. ecc. Noi amiamo il nostro pubblico
e il successo non ci ha cambiati, incontriamo un sacco di fans nei camerini,
tante ragazze disponibili e quindi soprattutto in questo senso la dimensione
dal vivo diventa molto, molto importante.
2)
A me piace suonare in giro e quando posso lo faccio volentieri, presenterò
Malacarne con un live set solista ovunque qualcuno sia interessato ad
ascoltarlo. Dove sarà possibile il live set sarà correlato
dalla proiezione di un film di Francesca Fini realizzato appositamente
per Malacarne. Per Nico e Vale invece è un momento diverso e per
ora si concedono una pausa.
Vi sentite parte di una "scena"? Vicini
in particolare ad altri gruppi underground? Chi vi colpisce, oggi?
gmb
Le
scene le fa chi scrive, non le fa chi suona.
Ma pensando al concetto di scena mi colpisce l'idea che in quasi 9 anni
di MM e 3 LP non siamo mai riusciti, dalla provincia piemontese, a mettere
piede a Torino o a Roma per suonare una volta. Ok, neanche in tante altre
città, ovviamente... Ma ci farebbe molto piacere.
Per il resto l'unico gruppo con cui abbiamo avuto rapporti stretti e scambi
reali sono gli Enfance Rouge, ma ci sentiamo moralmente vicini anche a
tutti gli altri indipendenti che non aspirino alla dipendenza.
Che cosa vi manca? Cosa cercate per evolvere la
vostra espressione musicale?
gmb
Sai
che non lo so. Cosa cerchiamo... di divertirci, di fare cose che ci piacciano,
di non fare cose che non ci piacciano... A tutto il resto provvede il
tempo.
Vedremo
mai i Madrigali Magri in televisione?
gmb
Per
la verità qualcuno li ha già visti nel '99 su Telepiù,
ospiti di un programma musicale dal vivo.
Ma ti sarei davvero grato se evitassimo almeno qui e almeno noi di attribuire
all'elettrodomestico catodico il ruolo di meta suprema e di tempio di
convalidazione e consacrazione della realtà.
Che cosa cancellereste dalla faccia della terra?
gmb
La
terra risponderebbe senza dubbio: l'uomo.
Come uomo forse cancellerei l'idea che qualcosa che esiste si possa cancellare.
Ma dal momento che questa idea esiste, nessuno la potrà cancellare.
Come tutte le cose, potrà al massimo soltanto cambiare.
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