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intervista su mucchio selvaggio
ottobre 2002

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Con “Malacarne” avete raggiunto il traguardo del fatidico terzo album. Onestamente, ripensando a quando sono nati i Mardigali Magri, vi aspettavate di arrivare fino a questo punto?

Non è un "fatidico traguardo": basta farne un altro dopo il secondo ed ecco lì che hai il terzo album. Non abbiamo piani di sviluppo pluriennale. E' quindi possibile che il prossimo sia il quarto album, oppure no. Non abbiamo impegni contrattuali e siamo liberi di fare o non fare. Quando abbiamo iniziato nel '94 pensavamo che prima o poi avremmo fatto dei dischi ma non sapevamo né quando né quanti; e non lo sappiamo nemmeno adesso. Come vedi: nessun fatidico traguardo.

Come si sono svolte le registrazioni del disco e, eventualmente, in cosa il procedimento ha differito rispetto alle altre volte?

Il procedimento è stato simile agli altri ed è la soluzione che ormai riteniamo a noi più congeniale: uno studio casalingo ben attrezzato e un ottimo fonico.

Cosa vuole riflettere un nome come “Malacarne”?

In generale significa "mala" da mala e "carne" da carne ed allude a tutti i significati che questi due termini comuni possono evocare da soli o accostati. Credo che fosse anche il soprannome di un qualche condottiero medievale... Comunque posso anticipare il significato finalmente preciso della prossima uscita: sarà un mini e si chiamerà "Mini". Significa "mini".

E’ un caso che anche i vostri dischi precedenti avessero un titolo di una sola parola?

Che dire... A Valeria Rossi ne servono tre, a noi ne bastava una. Non credo sia un caso.

Nel comunicato stampa si parla anche di pop. Cosa significa per voi questa parola e in che modo si riflette sulla musica del disco?

Ascolta Blues Jesus: è un blues di una nota. Velocizzalo, mettici una cassa dritta tipo house e la gente te lo balla in discoteca. Vai a Tersila, prendi "tutto questo brucerebbe bene e deve", ripetilo per almeno tre volte al centro e sei volte alla fine e hai un hit rock. Vai a "dove sta di casa Tersila", ripetilo ad libitum su di un finale invariato e hai un hit pop, la gente te lo canta in concerto a mani alzate, se è questo che vuoi. Prendi Nuova casa o Alba, con quel bel suono di acustico caldo, mandale in 4/4 precisi, ripeti a mo' di ritornello una frase a tuo piacimento e falle cantare da Elisa: vanno in classifica. Non è abbastanza pop tutto questo? Certo da parte nostra è un pop un po' abortito... ma siamo troppo pigri per metterci lì a ripetere trenta volte la stessa cosa in modo che chi ascolta la possa capire bene... Comunque a parte le considerazioni personali a noi pare lampante che se parliamo di musica in senso lato i Madrigali Magri stanno a metà starda esatta tra i Luna Pop e Keiji Haino, tra i Subsonica e gli .Nmperign. Chi pensa che facciamo qualcosa di estremamente sperimentale o stravagante evidentemente arriva da ascolti che non esulano mai dall'ovvio. Ma il mondo è MOLTO vario e se pensi a qual'è la tua posizione devi tenere conto di tutto, mica solo del Festivalbar.

Immagino che il vostro sia un percorso che ha avuto come punto di partenza la forma-canzone tradizionale. Come ve ne siete allontanati? E, ogni tanto, vi manca?

Quello che riteniamo di avere abbandonato è la "forma-tormentone", non la "forma-canzone", non ci siamo mai del tutto lasciati anche se in realtà la nostra relazione è un po' burrascosa.., abbiamo entrambi un pessimo carattere.., ma ogni tanto ci sentiamo ancora. Anzi, se capita stiamo molto bene insieme ed è anche divertente: noi ce la spassiamo e non se ne accorge quasi nessuno.

In che modo si sviluppa l’interazione fra voi tre al momento di comporre? I vostri pezzi nascono da improvvisazioni o hanno comunque una struttura ben definita?

Possono avere antrembe le cose, possono nascere in qualsiasi modo possibile. Spesso quello che la gente ritiene casuale ci è costato notti di lavoro e quello che la gente ritiene studiato è frutto di una semplice intesa che si risolve ogni volta in modo diverso.

In autunno farete uscire un ep registrato durante le stesse session dell’album. In cosa ne differiscono le canzoni al suo interno, tanto da meritare un disco a parte, oltretutto in un formato (quello del mini) in un certo senso insolito per il mercato italiano?

Il mini "Mini" uscirà nella primavera del 2003 e conterrà tra le altre cose la seconda ed ultima parte di Giorno è Notte, che era una sorta di canzone a puntate e come promesso in Negarville ha un seguito. Pensiamo ad un disco come ad una sequenza narrativa a sè stante non come una compilazione di brani. Ci interessa che chi ascolta il disco possa andare dall'inizio alla fine, perchè tutto è congeniato come un percorso. I pezzi sono inquadrature, piani sequenza, scene. Anche per questo un nostro disco non può durare mai più di 45 minuti circa: sarebbe chiedere troppo impegno all'attenzione di chi ascolta. Comunque: "Mini" è un'altra storia.

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